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Ho letto con interesse l'intervista al Presidente della Fondazione Cariverona, apparsa il 7 luglio su l'Arena, ove Egli ha illustrato le linee di indirizzo dell'attività dell'ente per la città e per le altre aree territoriali di pertinenza, facendomi sorgere le seguenti considerazioni.
Ho preso avvio dalla definizione che della fondazione bancaria offre la legge (essa è una persona giuridica privata, senza fini di lucro: D. Lgs, 153/1999, art. 2 c.1, 5, c.1, e s.m.i. 448/2001, art. 11) e dalla configurazione fornita dalla sentenza 29 marzo 2003 n. 300 della Corte Costituzionale, che afferma, in breve, che le fondazioni bancarie non appartengono più all'ordinamento del credito e del risparmio ma vanno inquadrate tra i soggetti organizzatori delle libertà sociali.
Ora, tenuto conto della natura delle fondazioni bancarie, che operano secondo principi di trasparenza e moralità, con il limite di mantenere il valore dei propri beni per il perseguimento degli scopi statutari, e tenuto, altresì, conto del poderoso patrimonio di cui gode la Fondazione, auspico, da cittadino nonché credente e seguace di S.S. Papa Francesco - che, il 7 luglio, a Trieste ha invitato i cristiani a vivere la propria fede avendo il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico - la promozione, tra le altre benemerenze di natura sociale cui si dedicherà la Fondazione, di alcuni interventi.
In città ed in provincia, ad esempio, il finanziamento di una pluralità di centri di aggregazione per anziani e giovani, dove combattere la solitudine dei primi e favorire la socialità e la formazione umana e culturale di quest'ultimi.
Inoltre, un contributo al miglioramento dei percorsi stradali/pedonali per anziani e disabili, che assicurino condizioni più sicure di locomozione.
Infine, il concorso alla realizzazione di un albergo 'medicalizzato', tipologia ancora poco diffusa nel panorama nazionale, rivolto in particolare agli anziani soli e alle persone più fragili della nostra città. Si tratterebbe di una struttura fondamentale, specie nei momenti di bisogno come durante il periodo feriale, da insediarsi magari nell'area ex sede Unicredit, ove ho notizia che lodevoli comitati di cittadini, animati da uno spirito di solidarietà sociale e dal desiderio di una maggiore vivibilità per tutti in città, invitino le istituzioni pubbliche e private a ripensare la costruzione di un albergo extra lusso, sicuramente meno rispondente alle necessità di aiuto e supporto che provengono dagli strati più vulnerabili della popolazione.
Se traffico in più debba essere nonché maggiore afflusso di persone in centro storico, mi sembrerebbe più accettabile se si trattasse di operatori sanitari, mezzi e risorse a supporto della residenzialità medicalizzata nonché di tutte le correlate esigenze materiali, a fronte di una popolazione sempre più anziana e bisognosa di vicinanza umana e assistenza.
Si può fare, mi chiedo, come recita il titolo di uno splendido film di Claudio Bisio?
Amleto Cattarin